Caregiving famigliare: introduzione

Il caregiver è definito dalla federazione europea delle organizzazioni di caregiver e degli istituti di ricerca (Eurocarers) , come “la persona che fornisce assistenza a titolo – di solito – gratuito a qualcuno con una malattia o disabilità cronica o altra esigenza di cure durature, al di fuori di un rapporto professionale (e.g. lavorativo) o formale (e.g. nell’ambito di un’organizzazione di volontariato)”. Come indicato anche dal Piano di Azione internazionale di Madrid sull’invecchiamento del 2002 (MIPAA - Madrid International Plan of Action on Ageing https://unece.org/population/ageing/mipaaris), tale definizione fa riferimento ad un concetto di caregiving più ampio di quello strettamente familiare, comprendente chiunque, anche al di fuori della cerchia di parenti e soggetti con vincoli di sangue presti assistenza in modo gratuito e a titolo individuale ad una persona anziana non autosufficiente. Si tratta di una definizione ampia, finalizzata a guidare l’implementazione di approcci volti al riconoscimento e al consolidamento dei diritti legali dei caregiver e di misure a loro supporto.

Il caregiving familiare è strettamente legato al settore della non autosufficienza, del quale rappresenta, assieme all’assistenza formale, una delle due colonne portanti dell’offerta di assistenza che va a rispondere alla domanda di cure proveniente dalla popolazione anziana non autosufficiente. La capacità di risposta a tale fabbisogno dipende certamente dalla quantità ma anche dalla qualità dell’assistenza erogata dalle due componenti, nonché dal loro livello di integrazione. Inoltre, nel contesto italiano,  è necessario considerare il ruolo svolto dalle assistenti private di cura, le c.d.  “badanti”, che finiscono con l’assolvere una funzione suppletiva  rispetto alle altre due componenti, senza poter essere propriamente assimilabili né all’una né all’altra. Questa componente non viene tuttavia trattata direttamente in questo progetto, se non nei limiti in cui interagisce con quella dei familiari caregiver.

 

Il caregiving familiare rappresenta uno degli ambiti di più recente e di più ampio sviluppo delle politiche a sostegno degli anziani non autosufficienti: esso compare, infatti, nell’agenda delle maggiori organizzazioni governative internazionali.

Nel Piano di Azione Internazionale di Madrid sull’Invecchiamento (MIPAA - Madrid International Plan of Action on Ageing), adottato nel 2002 dalle Nazioni Unite, il termine veniva usato in relazione ad un duplice fattore: la necessità dei caregiver informali di poter accedere a informazioni e opportunità formative sull’assistenza ad anziani non autosufficienti, per contrastare il rischio di diventare possibili soggetti perpetratori di abuso o negligenza a danno delle persone assistite. Rispetto a tali esigenze, la fornitura di livelli adeguati di “cura e supporto ai caregiver”, soprattutto se in età anziana e di sesso femminile, veniva riconosciuta come un pilastro essenziale per garantire continuità ed efficacia alle politiche rivolte alla popolazione anziana non autosufficiente.

Nel corso degli anni la necessità di assicurare un adeguato supporto ai caregiver familiari ha acquisito un crescente riconoscimento, come ben riflettono anche i contenuti della Dichiarazione Ministeriale adottata all’ultima Conferenza UNECE per l’Invecchiamento, tenutasi a Roma il 15-17 giugno 2022. Tale dichiarazione, infatti, enfatizza la rilevanza del ruolo dei caregiver stabilendo la necessità di “assicurare l’accesso alle cure per la non autosufficienza e il supporto a caregiver e famiglie”. Essa, inoltre, inserisce tra le raccomandazioni, l’impegno a “riconoscere e sostenere il ruolo dell’assistenza informale e familiare come componente importante dell’assistenza prestata, attraverso la fornitura di consulenza, sollievo e protezione sociale, l’adozione di misure a sostegno della conciliazione tra lavoro retribuito, assistenza e vita privata, il rafforzamento della solidarietà intergenerazionale e di una più equa distribuzione del lavoro di cura tra donne e uomini”.

Anche la Commissione Europea ha recentemente riconosciuto crescente importanza al ruolo del caregiving informale, contribuendo a definire l’ambito di riferimento delle relative politiche. In particolare, la Commissione Europea ha evidenziato l’impatto che l’attività assistenziale esercita su dimensioni quali l’uguaglianza di genere, la partecipazione al mercato del lavoro, la salute e il benessere dei caregiver, individuando una serie di misure adottate a loro supporto, tra cui benefici monetari, misure di counselling e informazione, supporto psicologico, interventi di sollievo, opportunità formative e benefici pensionistici.

Inoltre, la Commissione europea ha tentato di stimare i costi “invisibili” del caregiving informale, collegati, ad esempio, al mancato contributo al mercato del lavoro dovuto all’impossibilità di conciliare l’attività remunerata e i compiti di cura, e al relativo minor gettito fiscale. L’importanza della tematica è stata ribadita ulteriormente dalla “Strategia Assistenziale” che la stessa Commissione ha lanciato nel corso del 2022, nell’ambito della quale il ruolo dei caregiver informali è stato associato ad una serie di priorità politiche. Tra queste, spiccano la necessità di potenziare l’offerta di servizi per la popolazione anziana non autosufficiente, la cui carenza si traduce in un carico assistenziale prevalentemente sostenuto dalla componente femminile della popolazione, con conseguenze negative sia dal punto di vista economico che di salute. Tale potenziamento non potrà non avvenire senza una adeguata dotazione di risorse economiche.

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) sottolinea un ulteriore punto di notevole importanza: la mancanza di auto-identificazione dei prestatori di cura informale, che spesso non si riconoscono come tali. Per ragioni di carattere socio-culturale, infatti, in alcuni paesi, certe attività a supporto dei propri familiari sono date per scontate e considerate dunque parte integrante del proprio ruolo di famigliare. L’auto-riconoscimento è invece cruciale alla luce del riconoscimento esterno (istituzionale) e nella prospettiva dell’introduzione di misure a sostegno dei prestatori di cura.

Torna all'inizio del contenuto