Lo smart working, o lavoro agile, è una nuova modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato che può essere svolto in parte all'esterno del posto di lavoro, anche utilizzando uno smartphone o un portatile. Si differenzia dal telelavoro perché non prevede una postazione fissa installata nell'abitazione del lavoratore.
Lo smart working consente agli operatori del settore pubblico come di quello privato di conciliare meglio i tempi di vita e di lavoro, lavorando da remoto e con maggiore flessibilità; come ad esempio la possibilità di dedicare una o più giornate alla settimana a prestazioni da casa, con vantaggi per la vita familiare, gli affetti e gli interessi di ciascuno.
La prestazione lavorativa viene eseguita, quindi, in parte all'interno di locali aziendali e in parte all'esterno, previo accordo tra il datore di lavoro e il singolo lavoratore. L’accordo non prescinde dall'inquadramento contrattuale in cui il lavoratore è inserito (CCNL), ma definisce i termini della prestazione lavorativa: quantità delle ore di lavoro e fascia di reperibilità garantita.
Il lavoro agile è protetto da criteri di equità: eguale retribuzione rispetto al lavoro nella sede aziendale, identici incentivi, garanzie in tema di sicurezza, limiti orari e diritto alla formazione. Il datore di lavoro è responsabile della sicurezza e del buon funzionamento degli strumenti tecnologici assegnati al lavoratore per lo svolgimento dell'attività lavorativa.
(Legge 22 maggio 2017, n. 81 recante “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”; articolo 14 della legge 7 agosto 2015, n. 124; Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 1 giugno 2017, n. 3)