Nota in riferimento a quanto pubblicato dal settimanale “Panorama” in data 6 luglio 2022 nell’articolo “Italia 2050, meno 5 milioni di abitanti”, di Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni

7 luglio 2022

L’articolo di Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni pubblicato il 6 luglio 2022 sul settimanale “Panorama”, intitolato “Italia 2050, meno 5 milioni di abitanti”, nell’affrontare le dinamiche demografiche del nostro Paese, sostiene che, per il bilancio di previsione 2022, “il neonato Dipartimento per le Politiche della Famiglia registra un taglio per il sostegno alla natalità che sfiora i 5,5 milioni di euro”. E aggiunge che “Così ci ritroviamo in una Italia che Non è un Paese per madri, per citare il libro di Alessandra Minello pubblicato da Laterza”. 

Al riguardo, occorre precisare quanto segue. 

Le risorse poste in capo al Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri (istituito sin dal 2009) sono finalizzate ai compiti attribuiti ad una struttura di supporto all’Autorità politica che svolge funzioni di coordinamento e promozione di iniziative di settore. 

I fondi sono destinati ad azioni e interventi specifici e non costituiscono stanziamenti volti a finanziare misure “strutturali” di sistema, alle quali misure sono invece preposti, nel nostro ordinamento, gli enti deputati per legge (e conseguentemente organizzati) alla gestione di tali misure (vedi l’INPS per la corresponsione dell’AUU). Ciò si comprende agevolmente dall’entità degli stessi fondi assegnati al Dipartimento: circa 100 milioni di euro annui, per il fondo principale, destinato alle politiche della famiglia e circa 28 milioni di euro annui per il fondo infanzia e adolescenza, a fronte delle coperture finanziarie destinate invece alle misure strutturali, che riguardano decine di miliardi di euro. 

Tali fondi, inoltre, secondo le competenze che la Costituzione prevede ai diversi livelli di governo, sono prioritariamente destinati agli enti territoriali (regioni, province e comuni) per iniziative, appunto, di promozione e sostegno di progetti, nei settori ritenuti, di volta in volta, strategici per le politiche familiari (es. supporto ai centri per le famiglie e ai consultori, sperimentazione di iniziative di conciliazione tra la cura della famiglia e il lavoro, contenimento di costi per i servizi resi dai territori alle famiglie). 

La finalità del sostegno alla natalità - che nell’articolo di Panorama è citata come denominazione di un fondo e che si presume essere il fondo nazionale per le politiche della famiglia, in quanto nessun fondo ha tale denominazione – è, invero, una finalità trasversale a tutte le azioni messe in campo in tema di politiche familiari e rispetto alla quale il Governo/Ministro ha concentrato i maggiori interventi economici (si pensi all’assegno unico universale (AUU) e al finanziamento per gli asili nido previsto nel PNRR). 

Focus sul fondo nazionale per le politiche familiari. 

Due distinte leggi nazionali (l’art. 7, co. 1, lettera b), del decreto legge 95 del 2012, convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 135. e l’art. 1, co. 291, della legge 190 del 2014) dispongono che la Presidenza del Consiglio dei ministri è tenuta a versare annualmente all'entrata del bilancio dello Stato un importo complessivo, variabile di anno in anno, a titolo di risparmio di spesa, da operare mediante una riduzione delle spese del proprio bilancio. Si prevede, in altre parole, un accantonamento obbligatorio di risorse che il Ministero dell’economia e delle finanze attua su tutti i capitoli di gestione del bilancio dello Stato per il raggiungimento percentuale di un contenimento dei costi generali. 

In tal modo la Presidenza del Consiglio dei ministri concorre al raggiungimento degli obiettivi programmati di finanza pubblica, al pari delle altre amministrazioni centrali dello Stato che, ai sensi del comma 12 dello stesso articolo 7 del decreto legge n.95 del 20212, assicurano, a decorrere dall'anno 2013, una riduzione della spesa in termini di saldo netto da finanziare ed indebitamento netto. 

Con rifermento alle risorse assegnate sul Fondo per le politiche della famiglia del CR 15 - Politiche per la famiglia, si indicano di seguito lo stanziamento iniziale, l'accantonamento disposto ai sensi delle richiamate disposizioni legislative e lo stanziamento finale del predetto Fondo per gli esercizi finanziari 2020, 2021 e 2022: 

Come evidenziato dalla tabella, l’accantonamento delle risorse ai fini sopra descritti è costante negli anni e, in generale, lo stanziamento del Fondo è cresciuto e si è stabilizzato. 

Non appare pertanto corretto sostenere che sia avvenuta una riduzione di risorse collegata ad una scelta politica, bensì sugli stanziamenti iniziali previsti da legge di bilancio sono stati previsti accantonamenti obbligatori di risorse, rinvenibili sugli atti contabili interni, per i fini sopra indicati.  

D’altra parte, nel corso degli esercizi finanziari 2020-2021, le risorse del fondo per le politiche della famiglia sono state incrementate: 

  • ai sensi dell’art. 105 del D.L. n. 34/2020 e dell’articolo 63 del decreto legge n. 73/2021, rispettivamente di 150 milioni di euro e 135 milioni di euro, per un totale di 285 milioni di euro, da destinare ai comuni per iniziative a favore delle famiglie con figli, attraverso il potenziamento di interventi di socialità e di contrasto alla povertà educativa; 
  • ai sensi della legge di bilancio anno 2021 (legge 30 dicembre 2020, n. 178) di ulteriori 50 milioni di euro, per il finanziamento di progetti di welfare aziendale per lavoratrici madri dopo l’esperienza del parto.  
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