15 febbraio 2022
Il primo rapporto del Gruppo “Demografia e Covid-19”, pubblicato a fine 2020, ha fornito primi riscontri degli effetti causati dalla pandemia sulla quotidianità, sull’organizzazione familiare, sui progetti di vita delle persone. Ha consentito inoltre di dar conto del forte dinamismo in termini di ricerche e analisi (sia in Italia che all’estero) relative all’impatto sulle nuove generazioni, sulla conciliazione dei tempi di lavoro e di vita, sulla dimensione materiale e psicologica. Le prime evidenze emerse mostravano il prevalere di una combinazione di difficoltà e incertezza che portava ad indebolire scelte vincolanti e impegnative verso il futuro, in particolare quella di avere un figlio.
Questo secondo rapporto consente di fare un bilancio completo sull’anno 2020 e una prima valutazione sul 2021 sulla base di tre tipi di informazione: dati ufficiali; analisi svolte direttamente su indagini statistiche; evidenze derivanti da rassegna sulle principali ricerche nazionali e internazionali. Si trova, nel complesso, una conferma dell’impatto negativo sulla condizione dei giovani e sulle nascite che rischia di inasprire ulteriormente squilibri e diseguaglianze.
I dati presentati in questo rapporto evidenziano come gli effetti della pandemia abbiano accelerato la tendenza al declino della popolazione già in atto dal 2015. Nel 2020 il saldo naturale è stato di -335 mila, il peggiore nel Secondo dopoguerra. L’impatto sulle nascite nel 2020 è però limitato ai mesi di novembre e dicembre (che corrispondono ai concepimenti nei primi mesi del lockdown). L’impatto della prima ondata mostra però la punta peggiore a gennaio (-13,6%). Una ripresa inizia a vedersi a marzo 2021 che risulta sia modesta che di breve durata. I dati ufficiali Istat mostrano, inoltre, effetti molto differenziati. In particolare ad essere state più frenate sono le scelte delle categorie in condizione di maggiore provvisorietà (in primis giovani e immigrati). Mentre le donne over 35 hanno cercato di non rinviare nonostante la crisi per non trovarsi a rinunciare definitivamente. Dati che confermano i risultati delle analisi sui progetti di vita dei giovani italiani presentate nel primo rapporto e ulteriormente sviluppate in questo. Risultano confermate anche le evidenze su come le difficoltà di conciliazione siano un freno per l’occupazione femminile oltre che per la fecondità.
Dalle varie ricerche svolte nel contesto italiano e internazionale emerge anche, in senso positivo, un generale rafforzamento del legame tra padri e figli, mentre sul versante negativo va segnalato un inasprimento dello stress e del disagio emotivo, che sembra aver colpito più le donne, i giovani e chi è in condizione lavorativa più precaria, a conferma di un impatto che si sovrappone a fragilità preesistenti accentuando disuguaglianze generazionali, di genere e territoriali. Va segnalato anche un aumento delle ricerche sulle conseguenze di medio e lungo periodo sia rispetto alla dimensione oggettiva che soggettiva.
I dati presentati in questo rapporto forniscono un quadro ancora provvisorio, ma certo molto avanzato delle conseguenze della crisi sanitaria misurate nella sua fase più acuta. Per un bilancio finale bisognerà aspettare non solo i dati completi sugli indicatori negli anni direttamente colpiti ma anche la reazione che emergerà negli anni successivi, strettamente legata alle misure messe in campo per rimarginare le ferite dell’emergenza e per favorire un nuovo percorso di sviluppo, in combinazione con il clima sociale che andrà a formarsi nel paese.
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