15 maggio - Giornata internazionale della famiglia -

15 maggio 2020

In questi giorni complessi, in cui celebriamo la Giornata Internazionale della Famiglia, credo sia oggi importante dire al Paese, per le deleghe che rappresento nel Governo, quale visione ritengo necessario offrire alle nostre famiglie perché specialmente oggi possano sentirsi al cuore delle istituzioni per quello che realmente sono: la prima comunità e il tessuto fondamentale del nostro essere Paese.

Più volte ho ripetuto che all’Italia serve una capacità di progettualità in grado non solo di dare oggi strumenti per reggere all’urto che abbiamo subìto con l’emergenza sanitaria, ma che davvero permetta un’attivazione di processi sociali ed economici di ripartenza. E per ripartire servono strumenti adeguati, strumenti nuovi. Non solo misure che rispondano alle necessità dell’oggi ma anche semplificazione e quella riattivazione di percorsi di innovazione e di investimento di cui abbiamo urgente bisogno. Serve dare respiro alle imprese, non solo per reggere il calo della produttività ma anche per riconvertirsi in nuovi scenari produttivi e aziendali che contemplino un’organizzazione a misura di famiglia. Non possiamo solo aggiustare e reggere strumenti vecchi, dobbiamo anche avere il coraggio di rinnovare. Per la prima volta nella storia della Repubblica abbiamo visto andare in crisi in un solo tempo il lavoro, le finanze, le relazioni fondamentali. Non era mai accaduto prima che tutte le famiglie avessero tutti questi problemi insieme. Per rispondere a questi bisogni serve, allora, la capacità di una visione integrata e progettuale che non settorializzi i nostri interventi.

Serve assumere con decisione il compito di trasversalità che per delega, in forza della nostra Costituzione, le politiche familiari hanno in tutte le scelte che vengono operate, divenendo un elemento che definisca i principi fondamentali da concertare con le altre competenze di governo. In questi mesi le nostre famiglie si sono ritrovate a non avere più un supporto di carattere educativo per i propri figli: la scuola, le reti educative, i servizi socioassistenziali, gli spazi ludici, lo sport, sono tutti mondi che hanno sostenuto le famiglie e che davamo per scontati. Così, le famiglie si sono dimostrate la vera rete di sicurezza del Paese, quel tessuto resistente e resiliente che ha permesso all’Italia di reggere in queste settimane complesse di emergenza.

In questa situazione, ho ritenuto un dovere fondamentale cogliere la fatica delle famiglie e cercare di ricostruire il prima possibile questa rete e di aiutare i genitori a conciliare il tema del lavoro con quello educativo. Di dare alle famiglie strumenti per poter sostenere il compito della cura, del processo educativo e di custodia dei figli. Lo abbiamo fatto, e con soddisfazione oggi ho annunciato, dopo aver avuto il parere positivo del Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile, che parte il Piano per l’Infanzia e l’Adolescenza, frutto del tavolo di lavoro con i comuni, le regioni e le province e gli altri Ministri competenti. Questo piano, con l’attivazione del terzo settore, sarà realizzato con il grande protagonismo della rete educativa italiana.

Dobbiamo permettere che questi mesi siano un tempo in cui i bambini e i giovani del nostro Paese abbiano occasione di attività educative, di gioco e sportive, con un focus specifico sulle realtà di fragilità, di disagio sociale e di povertà materiale e educativa che in questa situazione rischiano di essere aggravate in modo irreversibile, lasciando privi dell’aiuto necessario i bambini e i ragazzi che più ne hanno bisogno. Lo dobbiamo non solo perché in questo modo le famiglie non siano sole, ma perché c’è un’intera generazione che è stata privata di esperienze pedagogiche necessarie per la sua crescita.

La proposta di un assegno universale per i figli ha un significato particolare in questo progetto: riconoscere alle famiglie non solo un sussidio ma anche un ruolo fondamentale, che è la cura dei figli. Farlo con politiche stabili significa rispondere con doverosa reciprocità alla stabilità che le famiglie italiane hanno assicurato al Paese in questo tempo. Allo stesso modo ritengo sia doveroso, per dare una direzione alla ripartenza, incentivare il tema del lavoro femminile, laddove si è visto che il lavoro femminile in sé rappresenta un elemento di riattivazione di segno positivo del sistema economico.

L’errore che occorre evitare di fare è vedere le politiche familiari e le politiche sociali come protezione e non come attivazione, investimento. Soprattutto in questo momento bisogna investire, dare stabilità e incentivare la fiducia, non semplicemente assistere e proteggere. Bisogna curare le relazioni fondamentali tra le generazioni, sanando sapientemente e con ogni mezzo la ferita anche relazionale che questa epidemia ha inferto alle generazioni più anziane. Bisogna dare gli strumenti di libertà e di piena autonomia alle persone, perché siano portate a quelle scelte irreversibili che caratterizzano la vita familiare. Diversamente, sarà irreversibile la rotta verso un crollo demografico che già incombe sul nostro futuro e su quello dei nostri figli.

Per questo, in questa Giornata mi preme ribadire l’importanza di quel progetto nazionale, il Family Act, che doveva essere approvato dal Consiglio dei Ministri poco prima della fase di contenimento dell’epidemia. Mai come adesso quel progetto integrale, multidimensionale, che investe nelle famiglie, nelle relazioni fondamentali, nel protagonismo femminile e dei giovani, che riconosce il valore dei figli non come un’aggiunta al reddito familiare ma come la nostra possibilità di futuro e il senso del nostro costruire, per riattivare un processo demografico decisivo, quel progetto è il progetto per ripartire.

Elena Bonetti

 

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